Siamo pazze per la nostra storia.
Il passato non sembra più perfetto,
Neanche io sono paziente nell'aspettare un futuro incerto.
La voglia non esiste più,
Di niente
E per niente.
Estamos vacíos
En un mundo que nos ahoga como un manto de agujas blanco y pestilente.
Llanto materno igualmente ahogado por nuestros pecados, aún dentro, sin haber nacido.
Cuando todavía éramos uno.
Ma adesso la vita è diversa.
La Crueltà me ha derramado la leche de sus senos y me lleva alimentando con ella treinta años.
Leche agria que sabe a recuerdos de una vida robada por los años.
Lámina de mármol que arrastra la Pietà hasta infectarla tras mis ojos.
Oscuridad decorada con los bajos recogidos
Y columnas salomónicas.
Sembro una scultura,
ogni volta più fredda, secca, immobile.
La mia pelle sembra marmo
Del peggior degli artisti.
Ma ho scoperto una realtà:
Custodisco la morte dentro.
Morta in un paese che sembra il mio,
ma con grandi differenze.
Un paese
dove loro mi hanno fatto una tomba,
un sepolcro antico,
come quelli di tanti anni fa,
dove si può leggere
(soltanto se guardi attentamente):
“Qui giace
l'anima incatenata di un corpo libero.
L'anima già riposa,
ma il corpo non si è mai trovato.
È di autore sconosciuto”.